Quella di cui siamo testimoni è una vera e propria rivoluzione del mondo digitale, non solo a livello estetico, ma anche concettualmente e applicativamente.
Un importante cambiamento nel modo in cui vediamo e viviamo internet: il Web 3.0.
Può essere che tu abbia sentito questo termine associato ai concetti di Metaverso, token o criptovalute. Il Web 3.0 si pone, infatti, come portatore e contenitore di queste innovazioni.
Ma per capire cos’è il Web 3.0, dobbiamo fare qualche passo indietro, precisamente al Web 2.0 e al precedente 1.0.
Il rapido progresso del settore ha reso complessa una lettura temporale e tecnica ben definita. Storicamente però, le fasi vengono ordinate in questo modo:
Web 1.0 (1991 - 2004)
Web 2.0 (2004 - 2019)
Web 3.0 (2019 - ad oggi)

Web 1.0
Nel Web 1.0 gli utenti erano semplici spettatori che utilizzavano le informazioni presenti su siti web statici, in grado solo di leggere Data, senza avere la possibilità di interazione.
Non esisteva quindi il concetto di creator, ma unicamente quello di sviluppatore.
Web 2.0
Dal 2004 si assiste a un cambiamento epocale: il limite di interazione del Web 1.0 viene dimenticato, lasciando spazio a quello che viene definito.
Web dinamico e/o social Web. Gli utenti ora sono in grado non solo di leggere Data, ma anche di postarli, e di conseguenza non serve avere competenze da programmatore per promuovere contenuti online.
Le piattaforme e applicazioni presenti sul Web danno la possibilità ad ogni utente di condividere agevolmente qualsiasi tipo di contenuto nel mondo, interagendo con chiunque.
Ma qual è allora la problematica del Web 2.0?
L’applicazione o la piattaforma funziona quando per l’utente è semplice da utilizzare e gratuita.
Tuttavia, chi la sviluppa necessita di fondi, spesso garantiti da investitori esterni che puntano ad un ritorno economico.
Perché ciò avvenga, è necessario cedere dati personali, al fine di promuovere mirati annunci pubblicitari a chi utilizza l’applicazione.
Deduciamo quindi che nel Web 2.0 l’utente si limita ad usare la piattaforma, senza alcun (o quasi) controllo sui propri dati e su come essi vengono gestiti.
Il risultato finale sarà un enorme quantità di dati personali Centralizzati e notevoli problemi di privacy, ma è in questo scenario che ci imbattiamo nel Web 3.0.
Web 3.0
Ci si chiedeva dunque come eliminare le problematiche legate al Web 2.0, mantenendo e potenziando gli aspetti vincenti.
La risposta era una soltanto: Decentralizzazione.
Molto brevemente, nel Web 2.0 chi sviluppa la piattaforma si appoggia su un singolo server, salvando i dati in un unico databse.
Nel Web 3.0 le regole cambiano, le applicazioni si trovano su Blockchain, eliminando così la centralizazzione e prendendo il nome di DApps (decentralized applications).
Vediamo insieme il concetto alla base del Web 3.0, la Blockchain.

Possiamo definirla come un registro digitale, condiviso e immutabile, attraverso il quale vengono registrate tutte le operazioni eseguite, in ordine cronologico.
Una rete blockchain è capace di qualsiasi cosa e dato che i membri condividono una visione univoca della verità, è possibile generare maggiore fiducia e nuove opportunità.
L’integrità della Blockchain viene garantita dalla crittografia, ovvero la conversione dei dati da un formato leggibile ad uno codificato, elaborato solo dopo essere stato decriptato.
Dalla definizione di Blockchain possiamo partire per esplorare gli aspetti più interessanti legati a questa tecnologia.
La rivoluzione digitale della Blockchain, nata dal mondo Bitcoin e criptovalute, è infatti solo agli inizi. Le applicazioni sono tante, le potenzialità enormi e in gran parte ancora da esplorare.
Ma di questo, parleremo più avanti...